30 marzo 2023

La "mia" Famiglia Bellelli



 

La Famiglia Bellelli è considerato dalla maggior parte degli storici dell’arte il quadro più importante degli anni giovanili di Edgar Degas.

E’ un dipinto di grandi dimensioni (200 x 250 cm), il più grande su cui egli abbia mai lavorato in tutta la sua vita ed è stato realizzato dopo una lunga e complessa elaborazione.

I personaggi che vi compaiono sono la sua zia paterna, Laura De Gas, detta Laurette, suo marito Gennaro Bellelli e le loro due figlie, Giovanna e Giulia, dette Ninì e Julie.

Ho un legame particolare con questo quadro perchè la famiglia Bellelli è anche la mia famiglia. I Bellelli, ovvero Laura De Gas e Gennaro Bellelli, erano i miei trisavoli e la loro figlia minore, Giulia, era la mia bisnonna, per la precisione era la madre della madre di mia madre.

Da alcuni anni conduco una ricerca sui rapporti di Degas con l’Italia e con i suoi parenti italiani che prende spunto da fotografie, lettere e ricordi conservati dalla mia famiglia, e in parte inediti, con l’obiettivo finale di pubblicare un libro che racconti, dal mio punto di vista molto personale, le vicende di questo quadro e quelle dei personaggi che vi sono rappresentati.

In corso d’opera, mi sono resa conto che, per le naturali esigenze di sintesi che richiede la pubblicazione di un libro, molti dei materiali da me minuziosamente raccolti sarebbero andati dispersi e così ho pensato che sarebbe stato giusto condividerli, un po’ alla volta e senza regole precise, su questo blog.

Da quando è stato acquistato dal Louvre, appena dopo la morte di Degas, il quadro è stato fatto oggetto di interpretazioni di tutti i generi, a volte fantasiose, altre bizzarre, spesso poco o affatto documentate. I poveri coniugi Bellelli e i loro presunti difficili rapporti sono stati osservati e scandagliati finora in un’ampia gamma di possibili chiavi interpretative, incluse ovviamente quelle psicanalitiche, sia da parte di seri e stimabili studiosi e storici dell’arte che da parte di sedicenti esperti. E’ capitato, ad esempio, che l’ipotesi di una inesistente gravidanza di Laura Bellelli, avanzata molti anni fa da una importante studiosa, unita all’errata convinzione che la stessa Laura fosse stata costretta all’esilio insieme al marito per quasi dieci anni, abbiano portato a deduzioni che forse oggi andrebbero radicalmente riviste, malgrado esse si siano ormai depositate sul quadro come la polvere del tempo.

A questo proposito, nel corso della mia ricerca, ho potuto scoprire tutta una serie di elementi certi e documentati che forse potrebbero condurre ad una, o più, nuove chiavi interpretative per cercare di penetrare, con uno sguardo più consapevole, i tanti segreti che ancora oggi questo dipinto racchiude in sé.

 

Genesi del quadro

 

Quando era ancora molto giovane, Edgar Degas, come tutti gli artisti del suo tempo, fece il cosiddetto Grand Tour soggiornando in Italia per quasi tre anni, tra l’estate del 1856 e la primavera del 1859.

Il suo viaggio, cominciato a Napoli dove viveva il nonno René Hilaire De Gas e buona parte della famiglia di suo padre Auguste, era poi proseguito con una lunga tappa di quasi due anni a Roma, interrotta solo da un altro breve soggiorno a Napoli nell’estate del 1857.

All’inizio dell’estate del 1858 aveva lasciato Roma con il proposito di rientrare in Francia ma, invece di recarsi a Civitavecchia e prendere una nave per Marsiglia, aveva scelto di attraversare l’Umbria e le Marche in carrozza per aver modo di ammirare da vicino le opere degli antichi maestri del Quattrocento prima di imbarcarsi a Livorno.

Durante il viaggio veniva raggiunto da una lettera della zia Laura, sorella di suo padre, che lo invitava a fermarsi a Firenze prima di lasciare l’Italia. La zia si trovava a Napoli, dove era andata a far visita al padre ammalato, e contava di rientrare in poche settimane. Edgar avrebbe trovato a Firenze suo marito, lo zio Gennaro, e avrebbe avuto così occasione di passare qualche tempo nella capitale del Granducato toscano e ammirarne i capolavori.

Edgar, che aveva un rapporto di grande affetto con la zia e con le sue figlie, le cuginette Ninì e Julie, accetta senz’altro l’invito. Vuole riabbracciarle tutte e tre prima di tornare a Parigi e soprattutto passare qualche giorno con la zia che non vede dall’estate del ‘56.

Laura De Gas si era infatti trasferita nel frattempo a Firenze con le sue due bambine ricongiungendosi al marito, Gennaro Bellelli, che era esule dal Regno delle Due Sicilie da quasi dieci anni per aver partecipato ai moti del 1848 contro re Ferdinando II di Borbone ed aveva sul capo una condanna a morte.

Ai primi d’agosto del 1858, quando Degas giunge a Firenze, viene a sapere dallo zio Gennaro che la salute del nonno è peggiorata e che la zia ha rimandato la partenza da Napoli. A fine agosto il nonno muore e, per tutta una serie di rinvii, Laura non riesce a rientrare a Firenze fino ai primi di novembre.

Edgar, che ha atteso la sua zia preferita per tre lungi mesi, non vuole lasciarla dopo pochi giorni dal suo arrivo e, col consenso del padre, decide di trattenersi a Firenze per qualche altra settimana.

Durante il periodo che passa presso i Bellelli, Degas si prodiga per sollevare il morale della zia. La donna è molto prostrata per la perdita del padre, che l’ha sempre aiutata e protetta, e si mostra angosciata dal dover rimanere da sola in una città che non ama, con un marito che, privato di tutti i suoi beni e costretto all’esilio da anni, appare sempre più silenzioso e chiuso in se stesso.

Edgar rimanda ancora la partenza e comunica al padre di aver cominciato a fare un ritratto della zia per lasciarle un suo ricordo ma, quando infine parte da Firenze, nel marzo del 1859, il giovane futuro artista ha in mano solo una gran quantità di abbozzi e di schizzi. Raffigurano quasi tutti la zia e le cuginette in pose diverse, con tecniche diverse e su supporti diversi, ma nessuno di quegli studi lascia presagire nemmeno lontanamente il risultato finale del suo lavoro.

Ci vorrà un altro anno di elaborazione e un altro viaggio di un mese a Firenze, nella primavera del 1860, per arrivare al bozzetto finale del quadro, un bel pastello a colori di 55x63 cm che attualmente si trova all’ Ordrupgaard Museum di Copenhagen. Il dipinto vero e proprio verrà poi eseguito materialmente a Parigi, nel primo studio di Degas, al numero 13 di rue Laval. 

 

 

Molte altre vicende sarebbero occorse alla tela prima di arrivare alla sua collocazione attuale nel Museo della Gare d’Orsay sotto il titolo La famiglia Bellelli, ma la storia è piuttosto lunga e farà anch’essa parte del libro.