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28 giugno 2023

In viaggio col giovane Degas



Edgar Degas 1857

Quando pensiamo a Degas la prima cosa che ci viene in mente è una delle sue ballerine. L’immagine di lui che appartiene alla memoria collettiva è quella di un vecchio signore con la barba bianca, dal carattere difficile, mordace fino alla perfidia, solitario, con gravi problemi agli occhi. Del resto chi ce lo ha raccontato, come Paul Valery nel suo famoso e importante “Degas Danse Dessin”, lo ha conosciuto quando era ormai al termine della sua parabola.

Esiste però un Degas poco conosciuto, un Degas giovane, pieno di energia e di entusiasmo, un Degas dalle emozioni fresche e immediate.

E’ la sua stessa voce a raccontarcelo nel diario del viaggio che fece tra Roma e Firenze, dal 24 luglio al 4 agosto del 1858, attraversando il centro Italia alla ricerca delle opere degli antichi maestri della pittura italiana.

Vale la pena di leggere questa breve cronaca perché è davvero qualcosa di sorprendente e, direi perfino, di commovente.


Nel luglio del 1858 Edgar Degas aveva appena compiuto ventiquattro anni. Era arrivato a Napoli esattamente due anni prima e, dopo essere stato ospite per un paio di mesi presso il nonno René Hilaire, era stato a Roma per buona parte del tempo, salvo un altro lungo soggiorno a Napoli nell’estate del 1857. Dopo un intenso periodo di studio e di ricerca artistica era arrivato per lui il momento di tornare a Parigi.

Se Edgar avesse chiesto al padre di andare a passare ancora qualche settimana a Napoli per salutare il nonno che lo aveva sempre accolto con affetto nella sua villa di San Rocco di Capodimonte - e sulla cui salute arrivano notizie poco rassicuranti -, Auguste De Gas, che aveva finanziato il viaggio e seguiva il lavoro del figlio con molta partecipazione, avrebbe dato il suo assenso ma Edgar gli propose invece qualcosa di diverso.

Visto che doveva avviarsi verso il nord, voleva approfittare dell’occasione per andare a vedere di persona i grandi maestri della pittura italiana che avevano lasciato le loro orme visibili fra l’Umbria, le Marche e la Toscana.

Avrebbe potuto chiudere in bellezza il suo Grand Tour passando a salutare l’amata zia Laura e le cuginette Ninì e Julie a Firenze, dove ormai si erano stabilite per ricongiungersi definitivamente, dopo quasi dieci anni di esilio, allo zio Gennaro Bellelli sul cui capo pendeva una condanna a morte per aver partecipato alla rivolta del 1848 contro Ferdinando II.

Avrebbe dunque visitato anche la capitale toscana e si sarebbe poi imbarcato a Livorno, la città della nonna Aurora e della famiglia Freppa, per raggiungere infine Marsiglia e la Francia.

Auguste aveva trovato la proposta ragionevole e aveva acconsentito senza obiezioni. Piuttosto, gli aveva raccomandato di imprimersi bene nella memoria tutti i colori e la luce di quegli antichi maestri da cui tutto aveva avuto inizio.


La descrizione del viaggio, le sue impressioni, emozioni, scoperte, sono racchiuse in un piccolo quaderno (12,6 x 8,3 cm), una sorta di diario, un documento unico nel suo genere che può aiutarci a conoscere meglio gli aspetti umani di Degas. *1

Paul-André Lemoisne lo ha trascritto nel 1946, nel suo “Degas et son oeuvre”, e lo ha fatto anche Theodore Reff, nella già citata opera di catalogazione dei suoi Notebooks, corredandolo di utili note.

Guidata dallo stesso Degas, ho cercato di ripercorrere i suoi passi anche con l’aiuto di tutte le immagini che ho potuto rintracciare dei quadri che cita e di qualche schizzo di sua mano.

Se da una parte volevo seguire il percorso artistico che lo aveva condotto in quei luoghi, dall’altra, colpita dal tono così personale e intimo di certe considerazioni che fa qua e là, volevo cercare di capire con quale spirito fosse arrivato a casa degli zii Bellelli, convinto, com’era in quei giorni, di essere sul punto di rientrare a Parigi.

Le cose sono poi andate diversamente e Edgar si sarebbe trattenuto a Firenze per altri otto mesi ma, al momento di partire da Roma e durante tutto il suo viaggio, che dura complessivamente dodici giorni, egli ne è inconsapevole e ragiona come chi stia riordinando le idee e facendo i conti con se stesso prima di tornarsene a casa dopo due anni di assenza.

In alcuni, rari, momenti, leggendo quelle parole scritte in modo irregolare e spesso di difficile comprensione - immagino a causa degli sballonzolii della carrozza su cui viaggiava – si ha la sensazione che il nostro giovane artista, non pensando che altri avrebbero potuto leggere i suoi appunti, una volta tanto si sia messo a nudo, lasciandosi andare a parlare liberamente dei suoi sentimenti e delle sue emozioni. Ed è con una certa sorpresa che scopriamo come, nel periodo iniziale del suo percorso artistico e personale, avesse già una “visione” così chiara di quella che sarebbe stata, o che avrebbe potuto essere, la sua vita futura. E, col senno di poi, sappiamo che non vi si è discostato di molto.

Alcune questioni centrali della sua vita, come i dubbi e le incertezze che lo hanno sempre tormentato, sono tutte già evidenti in queste poche pagine, così come la sua capacità di fermare nella memoria i ricordi visivi in modo da riportarli in seguito sulla carta, seguendo con convinzione la lezione di Ingres. Una invincibile noia di fronte alla natura, anche quando non ne può ignorare la bellezza struggente, e la mancanza del desiderio di disegnare “dal vero”, sono tutti elementi della originale personalità artistica di Degas che non muteranno nel tempo. Perfino la sua difficoltà con le donne che, pur non mancando di attrarlo, sono sempre percepite in competizione con la concentrazione necessaria al lavoro dell’artista, il lavoro duro a cui sogna di dedicarsi anima e corpo con la stessa passione di un monaco francescano.

Trascrivo il diario qui di seguito sintetizzandone alcuni brani ma per il resto lasciandolo in francese, così come l’ha scritto a suo tempo il giovane Degas.


La mattina di sabato 24 luglio 1858, Degas lascia Roma in voiturin alle sei e tre quarti.

Nelle prime righe, poco dopo la partenza, descrive una breve sosta su un’altura da cui si vede il Ponte Milvio. Superbe plaine, l’Italie rêvée! Una frase che sembra contenere in sé già una sorta di congedo da quella Italia così lungamente sognata e di cui ancora per poco avrebbe goduto la vista.

Degas tornerà in seguito più volte in Italia ma a Roma non ritornerà mai più.

Ho trovato un dipinto del 1860, del pittore inglese Arthur John Strutt, che ha passato buona parte della sua vita in Italia, in cui si vede un’ampia veduta della valle del Tevere da Monte Mario, con il cosiddetto Ponte Molle in secondo piano, cosi come doveva essere a quei tempi. E’ un quadro che ci può dare un’idea verosimile di quale può essere stato l’ultimo colpo d’occhio di Degas sulla pianura circondata dalle montagne dove sorgeva la città eterna. 

Arthur John Strutt 1860

plaine jaune, blés coupés - montagnes grises avec la nuit qui tombe au pied des montagnes vaporeuse, vraiment plus azurée que vaporeuse, noir e sans les différents plans des montagnes…

La carrozza su cui viaggia riprende la strada passando ai piedi delle grotte di Sutri, da Capranica e, dopo salite e discese, arriva infine a Viterbo, la cui somiglianza con Avignone colpisce Edgar in modo particolare.

E’ domenica e Degas passa la giornata nel silence italien della sonnolenta cittadina papale, visitando la Chiesa della Verità dove ammira in particolare le têtes saisissantes dei superbes fresques di Lorenzo da Viterbo nella Cappella Mazzatosta e la Vergine del Cardellino di Francesco di Antonio.  

Dettaglio
Lorenzo da Viterbo
 
                                    
Francesco di Antonio
 Seguendo i bastioni, che gli ricordano tanto le mura provenzali, va a visitare Santa Maria del Paradiso, dove può vedere la pala d’altare di Sebastiano del Piombo con la Flagellazione di Cristo.*2
Sebastiano Del Piombo

Alle dieci di sera, al chiaro di luna, riparte in direzione di Orvieto, passando da Montefiascone.

Mentre si fa giorno e la nebbia copre la pianura, i viaggiatori arrivano nella valle di Orvieto.

Le dôme apparaît au-dessus du brouillard. On gravit les rampes, un vrai nid d’aigle, aigle blanc. 

Dôme sublime, je suis tout saisi. Façade tant de richesses et de mavuvais goût, les mosaïques trop fraîches, d’une affreuse décadence. Je reconnais des sculptures, j’entre et je cours à Luca Signorelli.

Toujours il faut qu'il y ait dans les plus beaux monuments ce mélange de tous les goûts. J’ai bien reconnu cette beauté des séraphins si célèbre. Je ne sais que dire, je suis dans une telle rêverie que je ne sais me rappeler. Sujets du Dante, ingénieux, palpitants, arabesques avec une sorte de rage, contraste du mouvement et de l’amour du remuant de Luca Signorelli avec la paix de Beato Angelico qui est là, surtout le Christ, plus beau que jamais. Ah c’est bien l’homme de Michel-Ange.

Duomo di Orvieto - Cappella di San Brizio
Luca Signorelli e Beato Angelico
Dopo quel primo, rapido giro nella cattedrale, Edgar se ne va all’Aquila Bianca, l’albergo dove aveva previsto di alloggiare, e dorme fino a mezzogiorno. Poi pranza, scrive una lettera allo zio Achille, che è a Napoli presso il padre, e infine esce per andare a visitare il Pozzo di San Patrizio del Sangallo, dalla cui sommità può ammirare la superbe vue de la porte de la forteresse, sur la vallée avec le Tibre au fond. In fondo alla pagina del quaderno fa un piccolo schizzo del paesaggio con la fortezza a sinistra e le montagne a destra (v. pag. 59 del carnet)

Tornato al Duomo comincia a disegnare un serafino che fa parte dell’affresco del Signorelli dedicato alla salita al cielo delle anime degli eletti, ma on joue de la Traviata à toute force sur l’orgue, quelle dérision!   

Dettaglio
Copia di Degas
Duomo di Orvieto - Cappella San Brizio- Eletti in Paradiso

                           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’è un altro piccolo disegno, sempre tratto dal Signorelli, che ho trovato fra i tanti venduti alla quarta asta delle opere trovate nell’atelier di Degas dopo la sua morte. Raffigura un dettaglio dei dannati all’inferno, una figura femminile trasportata in volo da un diavolo alato. 

Cappella San Brizio - Dettaglio Dannati all'Inferno
Schizzo Degas
Camminando lungo i bastioni, circondato da costruzioni medioevali, vede il sole tramontare dietro il Monte Cimino ed è forse allora che fa le riflessioni che poi riporterà sul suo quaderno.

Je ne me sens pas l’entrain d’aller dessiner d’après nature. Luca Signorelli me passionne. Il faut que je pense aux figures avant tout, ou au moins que je les étudie en pensant seulement aux fonds.

Sembrano frasi senza eccessivo rilievo ma ci danno molte indicazioni su quello che in seguito sarà effettivamente il suo modo di lavorare.

Il giorno seguente, 27 luglio, Edgar passa la giornata nella Cattedrale dalle 6 del mattino alle 4 del pomeriggio. Alle 7 ritorna al pozzo di San Patrizio.

Près du puits, je regarde la plaine, superbe spectacle, on se rappelle ça toute sa vie.

- Le Tibre a sec - le soleil se couche - du côté de la route de Florence tous ces beaux plans de montagnes. Quel plus beau moment de la journée?

Je pense à la France qui n'est pas si belle, mais l'amour de chez moi et du travail dans un petit coin, l’emporte encore sur le désir de jouir toujours de cette belle nature.

Tout change - la nuit vient -comme le moindre bruit s’entend dans ce silence!

Dopo una notte tormentata a causa delle pulci e la mattinata a dormire, Edgar fa conversazione con i vicini di camera.

Visita San Domenico e la tomba del Cardinale de Braye di Arnolfo Di Cambio (1282).

...malheureusement il fait presque nuit. Il fait un temps d’orage, ça met la tristesse dans l’âme. Les murailles faites pour le soleil avec ce ton de plomb du ciel.

Qu'il y a de jolies femmes et filles. C'est la grâce florentine, encore un peu de la sauvagerie romaine.

Souper. Ennuis du départ. Départ pour Pérouse par une pluie et des éclairs, nous sommes dans les montagnes, montées et descentes, clair de lune.

La mattina del 29 luglio arriva a Città della Pieve

...sur une petite hauteur, dans une belle plaine bordée des montagnes dont quelques nuages blancs coupent les sommets.

Nel Duomo vede un bel Perugino con la Vergine e i santi, fra cui un san Paolo (che gli ricorda un altro San Paolo che si trova a Lione e da cui ha copiato varie figure di santi su un quaderno usato tra il 1854 e il 1855).

 

Perugino - Madonna in Gloria

 On se croirait dans la campagne de Naples, tant la nature est fertile et cultivée.

L’entusiasmo di Edgar sembra avere una piccola battuta d’arresto quando, rientrando in albergo, passa la giornata senza saper cosa fare. Scrive una lettera al suo amico Rouget e poi alle quattro e mezza va a fare una passeggiata in riva al lago di Chiusi. Non è proprio vicinissimo ma evidentemente la distanza di una quindici di chilometri per un giovanotto come lui non doveva essere un problema.

In lontananza c’è pure un temporale, ma che importa? Durante la passeggiata ha tempo di lasciar andare i pensieri a ruota libera.

Pour voyager seul il faut traverser des pays où il y ait de la vie ou bien plein d’objets d’art. L’ennui me gagne vite à contempler même la nature. Toujours des prêtres à la promenade. Toutes les femmes ressemblent à des Pérugins. Est-ce une illusion?

Finalmente, alle 10 di sera, parte per Perugia, insieme ad altri cinque viaggiatori, ma all’ultimo, per salire fin sopra la collina, la carrozza ha bisogno di essere trainata dalla forza dei buoi.

All’arrivo (è il 30 luglio), verso le quattro del mattino, quando appena albeggia, Edgar viene sorpreso dalla presenza di molti pellegrini già in piena attività.

Effet magnifique, deux files de pèlerins traversant la grande rue devant le Palais du Gouverneur en chantant et en allant s’asseoir sur les marches de la cathédrale. Il est à peine jour, les belles valeurs des figures assises sur l’escalier. Le Palais vieux est très haut. Il faut en parfaire presque le sommet pour donner une idée de l’espace qu’il y a autour des figures.

Dopo essersi sistemato all’Hotel Corona, riposato e ripulito dalla polvere del viaggio, alle otto e mezza Edgar è pronto a correre alla cattedrale che è già piena di pellegrini che fanno rumore come fossero in una casa e non in una chiesa.

La Cattedrale, dedicata a San Lorenzo, è stata restaurata interiormente in modo, a suo dire, ignobile tanto da essere irriconoscibile. C’è una discesa dalla Croce che lui pensa essere di Giulio Romano ma in realtà è di Barrocci, che non lo tocca profondamente come Signorelli, di cui invece ammira una Madonna con bambino, San Lorenzo e un santo in pianeta. Qui i suoi riferimenti sembrano confusi e anche Theodore Reff non riesce a riconoscere le opere di cui parla Degas.

Piove, c’è un forte temporale e Edgar vaga per la città arrivando infine a Monte Luce dove si gode una vista superba sulla valle.

La basilica di San Domenico gli appare anch’essa deturpata, la finestra del coro è in riparazione, ma ci sono alcune opere del Beato Angelico, fra la cappella di Sant’Orsola (ora nel Museo Nazionale dell’Umbria a Perugia) e la sacrestia, su cui si sofferma e di cui fa alcuni rapidi schizzi (pag. 70).

Beato Angelico

 ...petite chapelle a gauche, Beato Angelico. Dans la sacristie autre Beato Angelico faisant partie du même tabernacle que les trois anges adorables de l’Annonciation.

Dettaglio

Collége du Change (Sala del Cambio) je connaissais les compositions, mais quelle belle couleur, c'est la plus belle œvre du Pérugin.

Chapelle Giannicola (affreschi di Giannicola Manni), trés belle couleur. Les Sybilles Libica et Erythrea (quarta e prima da sinistra nel dipinto) ont aussi un peu plus de largeur qu’ à l’ordinaire, aussi les artisans de Raphaël (che avrebbe assistito Perugino nella commessa). 

Perugino - Onnipotente con Profeti e Sibille
 Cette petite chapelle est d'une harmonie délicieuse. Portrait du Pérugin par lui-même, vivant (su un pilastro nella Sala del Cambio), a de l’énergie, 1453.
Pietro Perugino

Palais Connestabili. La plus adorable Vierge de Raphaël (Madonna Connestabili della Staffa, ora all’Hermitage a Leningrado), c'est bien un pinceau divin, le bras de I’enfant est merveilleux.

Raffaello - Madonna Coonestabili della Staffa

San Pietro fuori di mura (Basilica di San Pietro dei Cassinesi). Sacristie, Tête de Christ Dosso Dossi. 5 figures de Perugin (forse di tratta di quelle raffiguranti Santa Scolastica, San Pietro, Sant’Ercolano e San Mauro, trafugate dalla chiesa nel 1916?). St Benoît magnifique, copie de Raphaël d’aprés Perugin (Gesù bambino e il piccolo San Giovanni, ora considerato un lavoro della scuola del Perugino) sur un fond noir.

Le ciel est tout noir. On ne peut plus voir dans l’église.

Il ne faut pas que j’oublie le bel effet que j'ai vu entre les portes Carmine et Sole - les nuages couvraient d’ombre la plaine et la montagne d’Assisi était seule éclairée par le soleil.

La quantità di quadri e affreschi che Degas ha avuto modo di vedere in quei giorni di fine luglio del 1858 è in numero così elevato che è quasi impossibile rintracciarli tutti. Molte di queste opere non si trovano più al loro posto, alcune espropriate o vendute, altre trafugate, altre ancora spostate in vari musei. Immagino però che l’impatto con così tanti capolavori tutti assieme deve essere stato davvero sconvolgente per il giovane artista, qualcosa da far davvero girare la testa.

Durante la lettura delle sue annotazioni, ci accorgiamo che, per quanto si sentisse poco ispirato dalla natura, ogni tanto egli senta il bisogno di spaziare con lo sguardo a perdita d’occhio. Ecco che si ferma a fare un piccolo schizzo della città e sul cielo, al centro, annota la scritta nuages bleu-foncé e, a destra, sulla silouette di una montagna, soleil, Assise. (pag. 74)

Il 31 luglio, un sabato, il tempo non è molto buono. Edgar parte a piedi alle sette da Perugia e alle dieci e mezza raggiunge Santa Maria degli Angeli e la trova piena di pellegrini. La grande chiesa, disegnata dal Vignola, è alla base della collina di Assisi.

L'organo suona durante tutta la messa solenne. Le voci umane sono superbe e il giovane ne rimane molto toccato.

Je ne suis pas religieux au moins selon la pratique, mais j'ai eu un moment d’émotion, la musique qui était fort belle était ce qui a dû me toucher plus peut-être que la vue des pèlerins qui se frappaient la poitrine avec foi. La fresque d’Overbeck (del 1830) est une belle chose: mais pourquoi tant de recherches?

La faticosa salita fino ad Assisi lo sfinisce.

Car douze milles à pied, sans ombre, ça fatigue de plus forts que moi.

Si riposa un po' in una locanda ma si sente esausto, ha una scottatura sul viso e gli fa male la testa.

Pourvu que ce ne soit rien.

Saint-François, premiére église, je n'ai ai jamais vu une plus véritable - église, vitraux. Soublimes mouvements dans la vie de Saint-François (si tratta della lunga e bellissima serie di affreschi nella Chiesa superiore attribuiti a Giotto), aussitôt à Paris que j’aille à la Bibliothèque. Je n’ai pas le temps de m’arrêter puis j’ai peur d’avoir pris une fièvre cérébrale.

Deuxième église, me rappelle en petit le tableau de Granet (Interno della Basilica bassa di san Francesco ad Assisi). Je me mets au point où il s’est mis, seulement la fenêtre du ond du milieu m’aveugle, le soleil y donne. De cette façon le milieu paraît trop noir.

J’ai un remords de voir tant de belles choses. Déja je vais partir. Tout respire la priére. Tout est beau, les détails, l’ensemble. J’aime mieux ne rien faire que faire une pochade, sans avoir rien examiné, mes souvenirs vaudront encore mieux. Il y a une expression et un drame étonnant dans Giotto, c’est un Génie.

Ici j’ai vu le plus curieux spectacle. Les paysans par une dévotion curieuse se sont mis à courir en chantant, criant le nom des saints leurs patrons autour de la grille de l’autel. Ils continuaient avec un redoublement de fureur, comme des derviches. Comme ça explique les croisades.

La pag. 80 comincia con una nota: Le frère Pascal Marie a traduit Fabiola di Wieseman (“Fabiola, or the Church of the Catacombs”, London, 1855). A seguire Degas ci racconta di aver sentito un francescano parlare in francese e di avergli chiesto spiegazioni su quello che stava accadendo. Si è messo a conversare con lui, che è di Parigi, e che lo porta su una terrazza da cui si apre un ampio panorama fino a Spello. Mentre parla con quell’uomo charmant, Edgar scopre che in passato è stato uomo di mondo ma che al presente sembra dispiaciuto per quelli che hanno scelto la vita mondana. Il giorno seguente verrà ordinato suddiacono. Gli mostra la sua cella, parlano a lungo e il giovane decide di andare il giorno seguente ad assistere alla cerimonia.

La prima mattina del giorno successivo, è domenica 1 agosto, Edgar lo dedica a Giotto, mouvement sublime du S. François chassant les démons, S. François conversant avec le Christ et [parola cancellata] tons. Je n’ai jamais été tellement touché, je ne resterai pas, j’ai plein de larmes aux yeux. 

Giotto - San Francesco parla con Cristo

Giotto - San Francesco scaccia i demoni da Arezzo

Schizzo di Degas

Alle otto va ad assistere alla cerimonia di ordinazione di père Pascal. Pur essendo commosso fino alle lacrime, riesce a fare un piccolo schizzo della cerimonia sul suo quaderno (pag. 83) su cui leggiamo alcune parole: in alto “Vescovo” “altare” e in basso a sinistra “diacono e suddiacono” in basso a destra “bambini del coro portano le insegne del Vescovo”

Schizzo di Degas

J’étais ému, les larmes me venaient aux yeux, que ce pensées j'ai remué. Si elles pouvaient se réaliser! Les enfants de chœr étaient en noir avec un surplis et une petite pèlerine jusqu’aux épaules.

Que le courage de faire des croquis. J'aurais eu cinquante ans, seul, sans enfant, ou non marié, je me serais fixé ici, peur-être au couvent. En entrant à gauche dans l'église supérieure au-dessus de la corniche, deux figures de saints dames belles comme des peintures de Pompéi, pieuses mais d'une tournure antique.

Dans le chœur têtes de franciscains sur les boiseries. Je descends en bas, je pleure, ah ces gens- sentaient la vie, la vie, ils ne la reniaient jamais. Comme Le Sueur est de leur famille. Puissè-je en être! Si je deviens un caractère assez convaincu et fixe pour faire de la peinture qui vaille des sermons. Au moins si je ne suis pas un peintre religieux, que je sente comme ils sentaient, c'est presque une priére que je fais tant je suis ému!

Dopo aver passato tre ore e mezzo nella chiesa, va a fare due chiacchiere con père Pascal che sta riposando nella sua cella dopo le emozioni della mattinata. La conversazione deve essere stata interessante ma Degas è sicuro di poterla ricordare in seguito e non sente il bisogno di trascriverla.

Parla invece, ancora una volta, della sua incertezza. Il tempo stringe e sa che deve lasciare Assisi per fare in modo che il suo bagaglio parta da Perugia alla volta di Firenze ma vorrebbe tornare ancora una volta ad Assisi.

J’en ai peur cepedant, je crains de retomber das le rêvasseries dont peut-être un jour je profiterai mais qui m’enlèvent toute application.

Padre Pascal, il cui cognome è Rivière, lo porta con sé da un suo conoscente, un inglese la cui moglie aveva già visto all’ordinazione, parlano molto bene il francese, lui è stato allievo di Delaroche, il gabbiano. Edgar si lascia andare a dire che tornerà, che ama Assisi. Si fa sera. Edgar arriva a Santa Maria degli Angeli alle 7. Per 9 franchi riesce a trovare una vettura per Perugia.

Tra parentesi Edgar ci informa che sul retro di una “carrettella” che procede davanti alla sua carrozza ci sono delle belle ragazze, una delle quali è la ragazza del suo cocchiere. Ma a un certo punto il cavallo non ce la fa più ad arrivare fino a San Giovanni e il cocchiere è costretto a cederlo ad un diable de gamin fort suspect. Edgar si rende conto che non c’è nulla da temere e infatti in poco tempo arrivano a destinazione ma gli rimane ancora vivido il ricordo di [cette fille qui monta un instant entre le cocher et moi].

Deciso a tornare ad Assisi, facendo tanti sogni piacevoli sul soggiorno che vi avrebbe fatto, contratta con il cocchiere la tariffa di cinquanta lire per andarci la mattina dopo.

Il giorno dopo, lunedì 2 agosto, alle cinque e mezza fa portare i suoi bagagli alla diligenza per Firenze.

Je suis presque sur le point de partir. Enfin, je reste. Je suis dans la plus grande indécision Il faut prendre un parti. J’arrête trois âines pour aller à Arezzo par Cortona et partir à huit heures. Avant je cours au Camaldules (Couvent San Severo) - Fresques de Raphaël, il y a du Fra Bartolomeo. Je ne pense qu’à Assise qui m’attire comme un aimant. Cependant je veux partir - à la sacristie Pisanello finesse exquise - Perugin toujours le même.

Raffaello - Convento San Severo

Davanti all’albergo ecco che Edgar incontra due vecchie conoscenze, sono gli amici Clére e Delaunay, anche loro in viaggio sulla stessa rotta. Salta loro al collo. Dopo un’accalorata discussione con i cocchieri più avidi in circolazione, alla fine tutto è deciso. Partiranno tutti e tre insieme mercoledì 4 agosto diretti ad Arezzo. Alla fine ogni cosa si è risolta per il meglio.

et demain je vais à Assise. J’en bondis de joie. Je verrai le frère Pascal. Assise que je trouve si séduisant, que je voulais fuit pour cela, dont l’église est la seule qui m’ait touché, les peintres que j’adore, cette belle plaine et ces montagnes qui respirent I’amour, le bonheur, l’âme où peut-être je serail trés bien un jour. Avec quelle impatience j’attends que j’approche du convent (piccolo schizzo di San Francesco) sur cette montée degli Angeli, avec ses cyprés et ses belles galeries.

Je ne suis pas fou de ce pittoresque italien qui est connue. Mais ce qui est touchant n'est plus du genre. C’est un mode éternelle!

Reincontra con piacere anche l’inglese e sua moglie che gli appaiono come una coppia in buona armonia.

Puis-je trouver une bonne petite femme simple, tranquille, qui comprenne mes folies d’esprit, et avec qui je passe une vie modeste dans le travail! n’est-ce pas là un beau rêve? Je vais rentrer dans le mouvement et à Paris, qui sait ce qui arrivera. Mais je serai tuojours un honnête homme.

J’espère que ma mémoire suffira au peu que j’ai écrit qui n'est pas même le résumé de ce que j'ai pensé.

J’ai renoncé à faire le moindre croquis.

Sulle ultime pagine del quaderno ci sono ancora brevemente elencate alcune opere viste nella Galleria del barone Penna. La sua grande collezione, esistente a quell’epoca, è poi stata venduta per cui non è più possibile riconoscere le opere a cui Degas fa cenno.

Degas accenna anche alla serata passata a Perugia con Clère e Delaunay, ai paesaggi visti attraverso una finestra che mutano a causa del tempo: Assisi nel nero di un temporale lontano, Foligno nella luce. Subito dopo un rapido schizzo dei profili delle montagne.

Alle cinque del mattino partenza e come prima cosa visita a Spello della chiesa di Santa Maria Maggiore: déliceux ciborium au dessus de l’autel, gracieux Pinturicchio c’est plus fin que Pérugin – à St André – beaux Pinturicchio.

A questo punto sembra gli sia finita la carta su cui scrivere perché le ultime pagine del quaderno sono piene di annotazioni sulle spese e di indirizzi scritti in precedenza e così l’ultima frase (citata qui sopra) è appuntata su un lato della pagina 97. Qui il diario si interrompe.

Il giorno seguente, 4 agosto 1858, Edgar arriverà a Firenze e sarà per lungo tempo ospite degli zii Bellelli.


*1 Catalogato da Theodore Reff come Notebook n. 11 nel suo The notebooks of Edgar Degas : a catalogue of the thirty-eight notebooks in the Bibliothèque Nationale and other collections. E’ visibile da chiunque anche on line su Gallica ma, poiché fa riferimento ad una precedente catalogazione, va cercato come Carnet n. 28 e il racconto del viaggio comincia a pag. 50.

*2 Si tratta di una copia su tela, ridotta nelle dimensioni, di un grande affresco eseguito dallo stesso Sebastiano per la Cappella Borgherini in San Pietro in Montorio a Roma.