Celestine
Musson e Auguste De Gas, genitori di Degas
Quando Edgar Degas nacque a Parigi, il 19 luglio del 1834, probabilmente i suoi genitori non avevano ancora deciso se sarebbero rimasti definitivamente in Francia o si sarebbero sistemati a Napoli. Come si vede sull’atto di battesimo di Edgar, del 21 agosto di quello stesso anno, Auguste De Gas si dichiara “Banquier a Naples”, segno che la scelta non era stata ancora fatta.
Auguste, che aveva circa ventisette anni, e Celestine, che di anni ne aveva solo diciannove, appena dopo il loro matrimonio, avvenuto a Parigi il 14 luglio del 1832, avevano passato un lungo periodo a Napoli e, sempre a Napoli, l’8 maggio del 1833, era nata la loro prima figlia, Laura Eugenia Matilde che aveva vissuto solo venti giorni.
Ebbene sì, Degas non era il primogenito della famiglia perché era stato preceduto da una sorella. In nessuna delle biografie che ho consultato, anche le più documentate, se ne fa cenno ma a me sembra che l’esistenza di questa bimba, nata a Napoli, e non a Parigi, sia un fatto di una certa rilevanza nella storia della famiglia.
Atto di nascita e atto di morte di Laura Eugenia Matilde De Gas
Comunque, non appena la giovane puerpera aveva ripreso le forze, i due sposini erano stati incitati a ritornare a Parigi dove viveva la famiglia di lei, i Musson, che si occupavano di commercio del cotone fra l’America e la Francia.
Il motivo principale di quella sollecitazione stava nel desiderio del padre di Auguste di estendere i suoi affari anche in Francia. René Hilaire contava infatti su suo figlio Auguste, mandato anni prima a studiare a Parigi, per impiantare l’attività insieme ad uno dei fratelli più giovani. Ci sono poi alcuni pettegolezzi familiari che racccontano di come a sua moglie Aurora non piacesse la disinvoltura della giovane nuora creola di cui temeva l'influenza negativa sulle figlie più giovani. In particolare su Laura, coetanea di Celestine, con cui quest'ultima aveva stabilito un grande rapporto d’affetto tanto da dare alla prima figlia il suo nome.
Ma cosa era successo in quei mesi di permanenza a Napoli ai due sposini che li aveva indotti a considerare con favore l’idea di trasferirsi nella città partenopea?
Prima di tutto bisogna ricordare che a quel tempo Napoli, con i suoi 400.000 abitanti, era considerata una delle capitali d’Europa oltre ad essere un centro di potere importante per l'assetto politico della penisola italiana. L'ambiente artistico e culturale della città era piuttosto vivace e, oltre alla lingua napoletana, che aveva una sua storia e una sua letteratura, e ovviamente all'italiano che era la lingua ufficiale, il fatto che chiunque appartenesse alla buona società parlasse correntemente il francese accorciava le distanze con Parigi. In ogni caso, malgrado le sue contraddizioni e il dispotismo borbonico che rendeva la vita difficile ai dissidenti, Napoli era un ottimo luogo in cui vivere per chi, come loro, apparteneva alla ricca borghesia colta e privilegiata.
Arrivando a Napoli, dal normale appartamento parigino dove vivevano presso il suocero Germain Musson, Auguste e Celestine erano passati ad alloggiare nelle 24 stanze affrescate di palazzo Pignatelli di Monteleone a Piazza del Gesù e, nei mesi più caldi, si trasferivano con il resto della famiglia nella frescura della villa palladiana di San Rocco di Capodimonte, sempre serviti e riveriti da un nutrito stuolo di servitori. Per non parlare poi del clima dolce, dei paesaggi struggenti, del mare a portata di mano, dell’ottimo cibo, dell’allegria, dell’affetto e del calore umano che li avevano subito circondati. Inoltre la città offriva una moltitudine di occasioni di svago, dal teatro all’opera, dai concerti agli spettacoli popolari, dalle semplici passeggiate in carrozza ai numerosi ricevimenti a cui erano invitati, tutte cose che Celestine adorava e che avrebbe ricordato, e rimpianto, per tutto il resto della sua breve vita.
Palazzo Pignatelli di Monteleone e la villa palladiana di San Rocco di Capodimonte
E poi i De Gas, grazie alla loro rete di amicizie e parentele, avevano un particolare rapporto con l’ambiente musicale, il che faceva sì che in casa ci fosse sempre un buon pianoforte e che ci si riunisse spesso per fare musica, cantare e ballare.
Tutto iniziava già dai tempi in cui il patriarca René Hilaire aveva cominciato a frequentare la casa dei Freppa, anzi, a ben vedere ancor prima, fin da quando lavorava per Giovan Battista Bourguignon, il banchiere svizzero che aveva sposato una apprezzata pittrice livornese, Rosina Coltellini.
Rosina Coltellini
Rosina era la sorella di
Celeste
Coltellini
che
era stata una famosissima
cantante lirica e
insuperabile
interprete delle opere di Paisiello. Celeste
aveva
cantato a Napoli Venezia Milano Firenze, spesso
accompagnata da un’altra sorella, Annetta, ed
era stata invitata all’Opera della Corte di Vienna
personalmente dall’Imperatore Giuseppe II dopo che l'aveva sentita cantare per la prima volta a Napoli.
Celeste Coltellini
Lasciate le scene, Celeste Coltellini aveva sposato anche lei un banchiere svizzero stabilitosi a Napoli, Jean-George Meuricoffre. La coppia amava ricevere gli amici nella loro bella villa La Fiorita, alla salita dello Scudillo, dove ogni tanto Celeste si esibiva ancora per i più intimi. Dopo la loro morte, Mr e Mme George Meuricroffe, che erano rispettivamente il figlio di Celeste e la figlia di Rosina Coltellini, erano rimasti fra i più cari amici dei De Gas.
Ancora più interessanti e numerosi, però, erano i contatti col mondo musicale, napoletano e non solo, che derivava direttamente dagli imparentamenti dei Freppa.
Prima di tutto c’era la famosa zia Jeannette Cottrau, più nota come Lina Freppa, che aveva sposato un fratello di Aurora Freppa, Giovanni, anche lui personaggio bizzarro e interessante di cui parlerò in seguito.
E poi c’era la cugina Adele Jean, figlia di una sorella di Aurora, Marietta, che aveva sposato un maestro di cappella, Julius Benedict.
Di Jeannette Cottrau e dei suoi rapporti con molti importanti musicisti del suo tempo tra cui Bellini Chopin Rossini e Liszt, dei Cottrau e della loro importanza per il recupero delle antiche melodie napoletane e per la loro diffusione al di là dei confini del Regno di Napoli, e infine di Julius Benedict, dei suoi successi in giro per il mondo e delle sue sventure personali, parlerò in un prossimo post.
Una cosa che intanto voglio sottolineare, è che questi personaggi, come dire, “di famiglia”, Degas ha avuto modo di conoscerli e frequentarli personalmente sia a Napoli che a Parigi e penso che li si debba considerare non del tutto estranei alla sua formazione culturale e alla sua più che discreta conoscenza della musica. Stranamente però, almeno a quanto ne sappia, nessuno ne ha mai parlato finora.