Guglielmo Cottrau
I Cottrau
I rapporti dei De Gas-Freppa col mondo musicale, oltre agli antichi legami con le sorelle Coltellini e i loro discendenti Meuricroffe, verranno alimentati da un matrimonio che nel 1820 unisce un altro fratello della mia quadrisavola, nonché nonna di Degas, Aurora Freppa, che si chiamava Giovanni (1796 -1870). Era di tredici anni più giovane di lei e si era legato ad una giovinetta di origini francesi con un grande talento per il bel canto.
Si trattava di Jeanne Nicoline Cottrau (1803 - 1870) che sarebbe diventata una cantante lirica, e successivamente una apprezzata insegnante di canto, molto stimata negli ambienti musicali del suo tempo sotto il nome di “Lina Freppa”.
La sua famiglia di origine francese, i Cottrau, grazie al fratello maggiore Guillaume-Louis (Parigi 1797 – Napoli 1847), si sarebbe guadagnata un ruolo importantissimo nel mondo musicale napoletano. Possiamo addirittura dire che è proprio grazie a Guglielmo Cottrau, un francese venuto a vivere a Napoli da bambino al seguito del padre, che la musica napoletana avrebbe varcato i confini del regno e che, a partire da Parigi, sarebbe stata apprezzata e conosciuta un po’ dovunque.
L’encomiabile opera successiva di recupero di queste melodie antiche, avvenuto a partire dagli anni ‘60 e ‘70 del ‘900 da parte di Roberto De Simone, che le ha riportate nuovamente nei teatri di tutto il mondo, non sarebbe stata possibile senza il grande lavoro fatto in precedenza da Guglielmo Cottrau.
La storia comincia quando Joseph Guillaume Cottrau (1760 - 1825), un letterato di Strasburgo con la passione per la musica, sposato con una nobildonna francese, la Contessa Adelaide Girault d'Egrefeuille, si trasferisce nella città partenopea al seguito di Gioacchino Murat. Dopo aver ricoperto vari importanti incarichi nei Lavori Pubblici, dirigendo quelli per la costruzione del Ponte alla Sanità e per la realizzazione della strada per Capodimonte, negli anni successivi al rientro dei Borboni Joseph Guillaume viene nominato presidente dell’Accademia delle Belle Arti e della Filarmonica e vice presidente della Giunta dei Teatri.
I suoi tre figli, tra cui non dobbiamo dimenticare Pierre Félix (1799 – 1852) che sarebbe diventato un valente pittore storico, arrivano dunque a Napoli da bambini.
Del più grande di loro, Guglielmo, educato nel Regio Collegio di Marina, si dice che avesse imparato il napoletano meglio dell’italiano. Divenuto Commissario di Marina, aveva coltivato fin dalla prima adolescenza una grande passione per la musica che aveva studiato con il famoso cantante lirico castrato Girolamo Crescentini (1762 – 1846).
Approfittando del suo lavoro come Contatore del Reale Arsenale di Marina addetto agli approvvigionamenti, che lo portava nelle località più sperdute del Regno, aveva cominciato a raccogliere e a trascrivere cavatine e tarantelle ormai dimenticate e tante altre canzoni della tradizione meridionale che fino a quel momento erano state trasmesse solo per via orale e che per questo rischiavano di andare perdute.
Queste canzoni, da lui pubblicate insieme all'editore Girauld sotto il titolo di Passatempi musicali, sarebbero divenute famose in breve tempo anche nella comunità francese. Fra queste arie trascritte, rimusicate o musicate da lui stesso ed ispirate a quelle della tradizione, ce ne sono di molto conosciute ancora adesso come Serenata a Pulcinella, Si tu nenna m’amave n’autro anno, Fenesta ca lucive, ispirata alla vicenda della baronessa di Carini, Fenesta vascia, da lui musicata su un testo antico del Cinquecento, o l’ancor più famosa Io te voglio bene assje sulla cui attribuzione però rimangono ancora alcuni dubbi.
Ancora oggi il nome di Cottrau (che a Napoli si pronuncia come si scrive) è molto noto negli ambienti della etnografia musicale anche grazie a suo figlio Teodoro (1827 -1879) che avrebbe continuato il suo lavoro, componendo a sua volta brani musicali che sono diventati famosissimi come Santa Lucia (1849), una barcarola che, incredibilmente, è molto conosciuta perfino in Svezia, o Addio mia bella Napoli, Palummella zompa e vola, ecc. ecc.
Teodoro Cottrau
Dunque Guglielmo, che aveva sposato nel 1825 Giovanna Cirillo, nipote di Domenico Cirillo, noto medico e scienziato napoletano che aveva aderito alla Repubblica Napoletana del 1799 e che per questo era stato giustiziato in Piazza Mercato il 29 ottobre di quello stesso anno insieme a Mario Pagano e altri patrioti, era diventato ben presto amico di molti giovani musicisti suoi coetanei come Donizetti e Bellini. Non c’è da meravigliarsi quindi se, a partire dagli anni 20 dell’800, dopo il matrimonio di sua sorella Jeannette con Giovanni Freppa, non mancassero in casa Freppa gli spartiti musicali e che diventasse una consuetudine suonare, cantare e ballare villanelle e tarantelle, serenate e cavatine per la gioia della famiglia e dei loro numerosi amici.
Inoltre la zia Jeannette, come la chiamavano nella famiglia De Gas, e come troviamo che molti anni dopo, nel 1859, la chiamava anche il fratello di Degas, René, in una sua lettera da Napoli, si muoveva spesso tra Parigi, dove viveva sua madre, Napoli, dove soggiornava a lungo, e Firenze, dove suo marito Giovanni aveva la sua attività di antiquario e di apprezzato promotore del recupero di antiche tecniche artigianali toscane, e di cui parlerò più diffusamente in seguito.
Gioacchino Rossini, Franz Liszt, Vincenzo Bellini, Fryderyk Chopin
Jeanne Nicoline, in famiglia zia Jeannette ma in arte Lina Freppa, che aveva studiato anche lei con Crescentini, aveva una voce bellissima e molto apprezzata in particolare da Gioacchino Rossini (1792-1868). Ospitava di frequente nel suo salotto di Parigi i giovani musicisti del suo tempo come Vincenzo Bellini (1801-1835), di cui era molto amica, e i giovani Franz Liszt (1811-1886) e Fryderyk Chopin (1810-1849).
Vieni tu stesso e a tutti i costi portami Listz. Freppa canterà e potremmo ballare un po '. F. Chopin (a Bellini)
Chopin la accompagnava volentieri al piano e nel 1838 le aveva dedicato quattro mazurke (Op. 17).
Su di lei ho trovato molti riferimenti in varie corrispondenze dell’epoca che la ricordano anche come una valente insegnante di canto.
Julius Benedict
In ultimo vorrei ricordare un altro personaggio appartenente di diritto al mondo musicale internazionale, che Degas avrà probabilmente conosciuto a Parigi all’epoca della sua adolescenza in quanto marito di una cugina di suo padre.
Nel primo libro dedicato alle vicende della famiglia italiana di Degas, “Degas e la sua famiglia in Napoli 1793-1917”, scritto da Riccardo Raimondi nel 1949 e pubblicato nel 1958, si racconta di un viaggio a Parigi, nella primavera del 1835, in cui la nonna Aurora e le sue due figlie Laura e Fanny andarono a conoscere il nipotino Edgar, nato nel luglio dell’anno precedente.
Le aveva accompagnate Adele Jean, all’epoca ventiquattrenne, figlia della sorella di Aurora, Marietta, che aveva sposato Carlo Jean, un Agente dei Cambi svizzero insieme al quale René Hilaire De Gas aveva fatto parecchi affari, incluso quello di acquistare la villa di San Rocco di Capodimonte dove nei primi tempi trascorrevano insieme l’estate.
Nel libro di Raimondi c’è un po’ di confusione circa queste parentele perché si dice che Adele sarebbe stata figlia di una sorella di René Hilaire mentre, documenti alla mano, ho scoperto che è la figlia di sua cognata. Mentre facevo le mie ricerche in proposito ho scoperto anche che la ragione per cui la cugina Adele aveva accompagnato la zia non era quella di conoscere i suoi parenti De Gas di Parigi (che in effetti suoi parenti non erano) ma piuttosto quella di ricongiungersi con suo marito, Julius Benedict (1804-1885), con cui si era da poco sposata a Napoli.
Benedict, figlio di un banchiere ebreo di Stuttgard, era un musicista, maestro di cappella e compositore. Adele lo aveva conosciuto a Napoli, proprio attraverso il ramo Cottrau della famiglia Freppa, ai tempi della messa in scena al San Carlo delle sue prime opere: "Giacinta ed Ernesto" (1827) e "I Portoghesi in Goa" (1830).
Benedict, però, non avendo avuto il successo sperato in Italia, dopo il suo matrimonio con Adele aveva deciso di tentare la sorte a Parigi.
Nel 1835, su suggerimento dell’amica soprano Maria Malibran (Parigi 1808 - Manchester 1836), si era deciso a lasciare Parigi per trasferirsi a Londra e aspettava la moglie Adele per partire insieme a lei.
Maria
Malibran Julius Benedict
Ecco che si spiegava anche chi era quella misteriosa Mme Benedict di cui si parlava con familiarità in una lettera che Renè Hilaire scriveva alla moglie, il 29 agosto 1835, quando aveva appena preso atto che lei e le sue figlie, non potendo rientrare in Italia a causa del colera che imponeva cordoni sanitari ovunque, si sarebbero spostate da Parigi a Londra per passarvi qualche settimana.
Edgar Degas allora era un bimbetto di un anno ma negli anni seguenti Benedict avrebbe continuato a vivere a Londra con Adele, da cui avrebbe avuto cinque figli, e negli andirivieni della coppia fra Inghilterra, Francia e Italia è molto probabile che si siano incontrati più di una volta perché abbiamo certezza del fatto che i rapporti fra le loro famiglie non si sono mai interrotti.
In una lettera da Londra del 13 agosto del 1851 di Gennaro Bellelli alla moglie Laura, infatti, egli le riporta gli affettuosi saluti di Ms Benedict. A quell’epoca Edgar ha già diciassette anni ed è possibile che abbia avuto occasione di assistere a qualcuno dei numerosi concerti di Julius Benedict che, nei quindici anni trascorsi in Inghilterra, aveva fatto una splendida carriera.
Nel 1851 era in procinto di partire per l’America per accompagnare la famosa soprano Jenny Lind (1820-1887) in un lungo tour. Ormai viveva stabilmente a Londra con moglie e figli e si era completamente anglicizzato. Non aveva idea di stare per essere colpito da una immane tragedia. Quell’anno avrebbe perso il figlio minore, Giulio, annegato cadendo dal battello in cui era in gita sul Rodano, e sua moglie Adele sarebbe morta di crepacuore a distanza di un anno.
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